A cosa è dovuto quel senso di spossatezza che avvertiamo con il cambio stagione, soprattutto in primavera?

Sappiamo che le motivazioni possono essere sia gravi che lievi, ma se ci soffermiamo a ciò che avviene comunemente, possiamo ricondurre la causa ad uno scorretto stile di vita. Presi dall’ormai famoso tram tram quotidiano trascuriamo delle azioni che possono sembrare banali, ma non lo sono affatto. Ad esempio respirare aria pulita; camminare su un prato; guardare verso il sole; stare al sole ed all’aperto; alimentarsi in modo semplice; svegliarsi la mattina in un modo piuttosto che in un altro; fare movimento ecc. ecc. Quando tali azioni vengono a mancare, altre azioni o processi nel nostro organismo rallentano o accelerano in modo disfunzionale e cosi via generando reazioni a catena nell’intero organismo.

In primavera il nostro corpo deve fare “il cambio di stagione” ovvero deve rinnovarsi e riprodursi. Ipotizziamo un corpo sano (difficile trovarne uno, soprattutto se vive in città), questo corpo in primavera inizia i suoi processi di rigenerazione cellulare all’interno di tessuti ossei, muscolari e connettivi. Da ora capelli, pelle e corpo saranno ancora più belli e più sani, i suoi organi lavoreranno meglio, produrranno il giusto rapporto di sostanze che devono essere rilasciate, cosi come il fegato, organo atto alla trasformazione e sintesi delle sostanze nutritive, impegnatissimo in questa stagione. E questi sono solo esempi di ciò che accade in condizioni normali ed in parte quando ci trascuriamo.

Cosa fare l’ho già detto, ma in questo caso a maggior ragione se ci sono squilibri consiglio di praticare SHIATSU NAMIKOSHI poichè la digitopressione mette in moto questi meccanismi sopiti ed oltre a stare palesemente meglio, si acquisisce flessibilità, vigore, riflessi, elasticità del tono muscolare, riduzione e annullamento del sintomo della stanchezza. ecc. ecc.

Trovare il tempo da dedicarsi è un obbligo per se stessi ovviamente, cosi farete prevenzione ed educherete alla salute coloro che vi staranno intorno e chissà, forse un giorno, riusciremo tutti a sollevare il capo al cielo.

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Valerio Irrera