I Disturbi del comportamento alimentare, rappresentano un gruppo di disagi che si manifestano nell’alterazione del rapporto che l’individuo ha con il cibo, e sono sempre più frequenti non solo fra gli adulti ma purtroppo anche nei bambini.
Iniziamo con il parlare di Anoressia Nervosa:” Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura.”(DSM IV)
Molto si è detto riguardo le cause scatenanti, la moda è spesso incriminata, in quanto propone canoni estetici di magrezza sempre più spinta, creando l’immediata equazione magrezza-bellezza .A mio avviso l’adolescente tipo, seppur subdolamente incoraggiata ad identificarsi con modelle taglia 38 non sviluppa il disturbo alimentare in modo consequenziale.Si è visto che nell’esordio del problema concorre in modo predominante la struttura familiare che spesso si presenta così composta:
- Madre molto presente e tendente alla perfezione.
- controllante verso la figlia da cui pretende molto.
- spesso cerca attraverso la figlia di realizzare sue ambizioni di successo frustrate.
- ritiene la figlia un suo prolungamento.
- Padre assente.o fisicamente o poco coinvolto nell’educazione della figlia,
- comunque con un ruolo marginale rispetto a quello della madre.
La potenziale anoressica cresce a “pane e controllo”che eredita in linea diretta dalla madre, presto apprende che l’unico modo per avere potere sul suo spazio privato, troppo spesso invaso è quello di iniziare a controllare il suo peso ed il suo corpo.Trova soddisfazione nel riuscire a Trattenere l’istinto della fame e a selezionare accuratamente, ciò e quanto mette nel piatto.In continua lotta con il poco cibo che ingerisce e poi vomita, nel caso dell’Anoressia Restrittiva, o in completo digiuno, persino di acqua, come nelle forme più estreme di Anoressia Astinente. L’attività fisica protratta allo stremo diventa la migliore alleata e una sorta di ansiolitico contro il terrore di ingrassare.Peggior nemico lo specchio,che rimanda sempre un immagine grassa e da modificare, nonostante la paziente sia ridotta pelle e ossa.
Sensibili ed intelligenti sfiorano appena con i magri piedi camminando per la strada, si siedono in punta di sedia quasi a dire “esisto ma occupo poco spazio, non voglio disturbare”.I piccoli bocconi di cibo sono sminuzzati fino all’ultima briciola, così come le loro emozioni, represse, bloccate e minimizzate.
L’approccio terapeutico con l’anoressica, che soltanto per motivi statistici definiamo al femminile,(poichè sebbene negli ultimi anni l’anoressia maschile sia aumentata in modo significativo, il 90% dei pazienti risulta ancora essere di sesso femminile), deve sicuramente essere un approccio integrato, io adotto metodologie della Psicofisiologia Clinica e tecniche Strategiche con Ipnosi. In taluni casi si rivela anche molto utile avvalersi delle Artiterapie come canale espressivo e trasformativo del grande bagaglio emozionale di queste pazienti.Il faro che guida il percorso terapeutico, è il rispetto per l’anoressia, intesa come un “modo di essere al mondo”senza affibbiare alla paziente la pesante cornice della ragazza/donna a cui far riacquistare peso, anche se in taluni casi sembra essere l’ obiettivo prioritario date le condizioni di salute in cui versa la paziente. Ma a mio modo di vedere, non c’è grammo in più che tenga a fronte del far
sentire la persona quanto possano pesare le emozioni e rendere leggeri allo stesso tempo e che tutto ciò possa avvenire nel proprio corpo senza deprivarlo e annullarlo. Facendo così in modo che la paura del cibo possa regredire fino a far sentire al sicuro la paziente, che potrà stabilire da sola un buon compromesso fra peso desiderato, piacere della vita ed emozioni.
Diventando nella sua vita la protagonista soddisfatta e
non la carnefice .
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